Pezzettini

Lasciare un pezzo di cuore. Modo di dire. Quando un luogo è il teatro di ricordi felici, ci si lascia un pezzetto di cuore.

Io ho disseminato pezzetti un po’ ovunque. Da domenica, anche Andalo ne possiede uno.

Non ho mai amato la montagna. Camminate in salita e orizzonti occupati; per me è sempre stata questa. La sensazione claustrofobica di essere incastrata tra giganti di terra e la fatica per fare anche la cosa più semplice, come fare la spesa, in salita, con parcheggi minuscoli.

Non ho mai amato sciare. Ho imparato tardi (e male), solo per poter accompagnare lui, che invece lo adora. Il disagio del freddo prima, il sudore dopo, gli scarponi stretti, gli sci da trasportare.

Stavolta è stato diverso. Erano 7 anni che non sciavo. E nonostante la mia avversione per il freddo, questa volta avevo voglia di partire. Voglia di far funzionare tutto. E così è stato. È stato praticamente tutto perfetto.

Di questa vacanza mi porterò:

  • il ricordo della Vicky sugli sci. Gasatissima alla partenza, ha avuto qualche momento di incertezza a metà settimana. Ingranato il meccanismo, in 10 minuti è cambiato tutto. Sciava come se non avesse fatto altro nella vita. Mi stupisce ogni volta la velocità con cui i bambini apprendono, progrediscono e si adattano.
  • La voglia di sciare. Non so cosa sia scattato questa volta, ma mi divertiva. E il fermo causato dal dolore ai piedi per gli scarponi non adatti (scarponi acquistati 8/9 anni fa, possibile che mi si sia allargato il piede? Mi sto trasformando in un hobbit, con piedi grossi, larghi e pelosi?!) mi è pesato. Mi è pesato non essere in grado di affrontare certe piste, precludendomi alcuni percorsi.
  • I pini. Questi boschi immensi, con pini altissimi. Il loro profumo che ti travolge appena arrivata in cima, scesa dalla seggiovia.
  • Il romano. Romani, romani ovunque. Vittoria ormai parla romano. Con 18 b e la r al posto della l.
  • Il sardo. Abbiamo stretto amicizia con una famiglia sarda. Vittoria parla romano, noi sardo. Mi sono sorpresa pure a pensare in sardo!
  • I pranzi al sole. Quel sole che arrivava a mezzogiorno ad illuminare il campo scuola e le panchine del bar. Che scottava e ci ha lasciato le guance ‘cotte’.

Abbiamo fatto un sacco di foto e video, e ho sperimentato il grandangolo grazie alla Go Pro.
Appena finita la selezione e la post produzione, pubblicherò tutto.

Intanto però voglio fissare i ricordi, prima che finiscano triturati dal ritorno alla routine.

Filacci

Qualche pomeriggio fa sono stata alla riunione per i genitori degli alunni che a settembre inizieranno la scuola primaria. Le elementari, insomma. ‘Che io non mi sono ancora abituata e, con i gradi di istruzione, sono rimasta a materna-elementari-medie. Il mio cervello fatica ancora a distinguere tra scuola dell’infanzia (materna) e scuola primaria (elementari), le confondo. Ho controllato la domanda di iscrizione duecento volte, con il timore di iscriverla nuovamente alla materna o direttamente alle medie.

E niente, arrivata alla nuova scuola sono entrata con nonchalance e accomodata ad un banco, sull’attenti, in modalità ricezione informazioni.

L’insegnante ricorda che il contatto con le docenti, come si può ben immaginare, non sarà giornaliero come alla materna. “Sottinteso”, penso io. Ma lì, su quella frase, la mia mente parte.

Realizzo.

Mentre immagino la mia piccola gigina su quel banco, un banco singolo, non tavoloni bassi e “da compagnia”, mi rendo conto che quella scuola sarà sua e non nostra.

Sua, perché io la lascerò al cancellino e non vedrò quotidianamente l’interno della sua classe. Niente più disegni appesi alle pareti mostrati con orgoglio.

Sua, perché il rapporto con le insegnanti lo dovrà gestire lei. Non io.

Sua, perché non ci sarò io ad appenderle il giubbino, a sistemarle lo zainetto, lo dovrà fare da sola.

Un sua che sa di principi di indipendenza e di responsabilità.

Un sua che sa di cordone ombelicale sfilacciato. Che comincia a diventare sempre più lei e sempre meno noi.

E niente, piango come una cretina, mentre dentro di me duellano l’entusiasmo per quanto sarà elettrizzante vederla curiosa di imparare insieme all’orgoglio di vederla autonoma, contro la nostalgia del non dover più riporre la bambola nello zainetto, appenderlo e accompagnarla per mano fino in sezione.

Prevedo fiumi di lacrime per la recita di fine anno. Aiuto.

Lasciar andare

Mia figlia ci vorrebbe stacanovisti. È giusto concesso un giorno di riposo, nel quale portarla al cinema o preparare una cena pic-nic, per il resto io e suo padre dovremmo rimanere in ufficio il più possibile. Così che lei possa rimanere il più a lungo possibile a casa dei nonni.

Casa – interno notte

“Domani starò con la nonna?”

“Sì, domani è lunedì, io e papà andiamo a lavoro.”

“Allora, visto che è lunedì, starò con lei tutta la settimana?”

“No, mercoledì è capodanno, è festa, stiamo a casa tutti insieme.”

“Ma come? Ma perché state a casa?”

Le spiego quindi che martedì si festeggia la fine dell’anno in corso e l’inizio del nuovo.

E così, SBAM, mi rendo conto che di lì a poco avrei dovuto salutare definitivamente il 2019. Io non sono pronta. È stato un anno speciale, faticoso, impegnativo, ma produttore di dolci ricordi.

Gennaio

L’anno è iniziato con gli amici di sempre. Tema della serata: NERD.

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Dopo pochi giorni è stato il turno del mio 32simo compleanno. Mi hanno rapita, fatto credere di partire per un lungo viaggio in aereo (sappiate che mi dovete un biglietto per le Hawaii) e invece siamo arrivati nella fantastica e ridente Bussolengo. Mi (ci) hanno rinchiuso in un’escape room con zombie affamati. Ecco, abbiamo scoperto che no, nelle situazioni critiche, razionalità e lucidità non mi assistono, però so urlare molto forte.

Onde evitare di sollecitare troppo i miei nervi da 32enne, il giorno giusto è stato festeggiato con una tranquilla e rilassante cena a casa, sul tappeto, con un film.

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Febbraio

Non so se sia stato il migliore San Valentino mai avuto, di sicuro sarò quello che ricorderò negli anni a venire. 1000 punti a marito per il biglietto di auguri.

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Marzo

Festeggiamo i 60 anni del mio papà!

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La Vicky comincia una travagliata lotta con l’otite, tra cortisone, antibiotici, visite ed esami.

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Aprile

Sono scappata per un week-end a Firenze con mia sorella, speso tra gli Uffizi e le degustazioni di Chianti.

La festa del compleanno di Vittoria è stata speciale, con poche amiche e la caccia al tesoro tanto desiderata. Due giorni di festeggiamenti, il 24 con le amiche (il pomeriggio), i parenti e gli amici (la sera), il 25 a Gardaland, come di consuetudine (anche se sotto la pioggia). Io in crisi, pensando che sarà l’ultimo compleanno che potrà esser festeggiato con una sola manina.

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Maggio

È stato un mese in cui abbiamo concentrato un sacco di esperienze.

Ci siamo immersi nel mondo di Harry Potter,

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abbiamo festeggiato la festa della mamma (questa volta senza soprese),

abbiamo scoperto il magico mondo delle Terme di Sirmione (e i massacranti viaggi giornalieri), abbiamo cercato e trovato un appartamento al mare (per far soggiornare Vittoria il più a lungo possibile al mare e tentare di risolvere il problema delle otiti).

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Giugno

Abbiamo sfruttato l’appartamento trovato a maggio. Vittoria è stata per un intero mese lontana da casa.

La prima settimana siamo state sole. La nostra prima vacanza da sole. È stato speciale.

Poi è arrivato il turno dei nonni (con i quali ha scoperto le bocce)

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e, finalmente, il turno di stare tutti insieme.

 

Luglio – Agosto

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Vittoria ha imparato ad andare in bicicletta senza rotelline

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Abbiamo affrontato il labirinto Tre Maghi

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Abbiamo fatto giardinaggio (e Vittoria ha quasi accoppato il nonno. Nell’istante successivo a questa foto, Vittoria ha alzato il suo attrezzo da giardino e il nonno si è abbassato. Il nonno sta bene, è ancora integro!)

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Siamo stati a Gardaland…

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…e al Cavour

Abbiamo (hanno) sperimentato in cucina…

…siamo stati alle Grazie in bicicletta…

…siamo invecchiati…

…e ci siamo appassionati a Stranger Things.

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Settembre

Settembre ha visto l’inizio dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia. È emozionante e terrificante nello stesso tempo vedere quando sia cresciuta dal primo giorno di “materna”.

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Tutti torniamo alle nostre attività sportive, Vittoria inizia anche danza, è felicissima.

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Ottobre

È stato un mese molto impegnativo, abbiamo perso uno dei nonni bis, il nonno Regio.

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Novembre

Iniziano i preparativi per il Natale. Vittoria scrive, per la prima volta di suo pugno, la letterina a Santa Lucia.

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Dicembre

Dicembre è stato un concentrato di emozioni, un frullatore. Santa Lucia, il saggio, addobbare casa, impacchettare i regali, organizzare la cena della Vigilia. E non ultimo, ritornare bambine con i Goonies al cinema.

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Ti saluto con un po’ di malinconia, sperando che il tuo collega sarà altrettanto bravo ad equilibrare i piatti della bilancia. Ciao 2019, e grazie di tutto!

 

Pacificazione

Tregua.

Questo è stato un Natale di tregua. Tregua tra me e il mondo. Dopo i dispiaceri, le crepe e i contrasti che hanno caratterizzato gli ultimi, questo Natale è stato, appunto, pacifico. Tranquillo. Pacioso.

Senza pesi sul cuore. 

Dicembre non è mai un periodo leggero. Ma questo è stato piacevolmente impegnativo.

Questo Natale mi ha fatto finalmente sentire al mio posto. Appagata.

(E non posso quindi che vivere nel terrore che da un momento all’altro accadrà l’evento funesto che romperà l’incantesimo, ché noi l’ansia ce la vogliamo portare tutta nell’anno nuovo, sai mai.)

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Le uniche armi che ho affilato in questo periodo

 

 

 

Kanelbullar

Io non amo cucinare.

Gli unici piatti che mi piace cucinare sono i dolci.

Non mi spaventano le lunghe preparazioni, ma non devo esser sotto pressione. Niente aiutanti che mi chiedono cosa e come fare, niente ansie da disordine. Quando ho finito sembra sia esplosa una bomba, ma la creatività non deve esser ostacolata da mere faccende pratiche.

Domenica scorsa ho cucinato il kanelbullar, dolce tipico dei miei amici svedesi.

La ricetta che ho seguiti io è della regina del bon ton, Csaba, la trovate qui.

Amo questo dolce perché è praticamente un pane alla cannella, che sa di casa e di Natale.

Per prima cosa si prepara l’impasto, così che abbia il tempo di lievitare.

Il ripieno è composto da una combo glicemica di burro, zucchero, cannella e cardamomo.

Una volta che l’impasto sarà lievitato, lo si sgonfia e stende fino a formare un rettangolo.

Sul rettangolo si stenderà quindi il ripieno super burroso e profumato.

Si chiude il rettangolo e si tagliano delle striscioline. Teoricamente dovrebbero uscirne 12. A me ne esce sempre una in più.

Le striscioline saranno poi da attorcigliare su loro stesse e adagiate nella teglia arrotolandole.

Si inforna e all’uscita si spennella il tutto con lo sciroppo d’acero.

Buon appetito!

Polvere

Ho nelle bozze, da forse due anni o più, una bozza di post, di cui ho scritto solo il titolo “Del perché la reflex se ne sta a prender polvere”.

Doveva esser una riflessione sul fatto che star dietro all’obiettivo è come uscire dalla scena. Se fotografo mia figlia che gioca con l’acqua, non sto giocando con l’acqua con lei. E quel momento se n’è andato, immortalato sì, ma non vissuto.

La polvere poi si è estesa dalla reflex anche al blog. Come sempre la mia mancanza di costanza rovina i progetti. Mancanza di costanza, mania di perfezionismo e probabilmente anche una scarsa considerazione di me (scrivo cose banali, se non le scrivo nessuno ne sentirà la mancanza).

Non avevo calcolato che il torto più grosso lo facevo a me stessa. Me ne sono resa conto dopo aver riletto il post dello scorso fine anno. Non mi ricordavo nemmeno di averlo scritto. Mi è piaciuto. Mi sono stupita di me stessa e fatta un applauso.

Ho pensato allora a tutti quei post scritti solo mentalmente, dimenticati dopo poco, che non vedranno mai la luce. Ne conto a decine.

Ho pensato a quanto sia liberatorio scrivere. ‘Che saranno anche discorsi e riflessioni banali, ma scaricano. E durante la scrittura aiutano a mettere a fuoco i pensieri e le opinioni.

Forse dovrei prenderlo come fioretto per il nuovo anno. Almeno un post a settimana. Non per chi mi legge, ma per me.

E a dicembre 2020 vedremo se la mia costanza sarà migliorata.

Riflessioni di fine anno

Ai bilanci di dicembre ho sempre preferito quelli di settembre. Eppure in questi giorni rifletto. L’altro giorno la mia psicologa, con sguardo incoraggiante mi ha detto “dai, che questo 2018 sta per finire”. E lì per lì ho pensato “oddio, se lo dice lei abituata a ridare il giusto peso agli eventi, non deve esser stato davvero un anno facile il mio”. Poi però mi sono fermata a riflettere. È vero, quest’anno mi ha riservato delle belle batoste, alcune quasi superate, altre che certi giorni mi triturano. Ma non posso pensare al 2018 come ad un anno negativo. Mi sono ripresa tanti aspetti che mi appartenevano e che nel corso degli anni avevo perso. Mi ha fatto ritrovare amicizie. Mi ha reso indipendente. Mi ha reso più forte. Mi ha insegnato a contestualizzare.

Scorro la galleria di immagini del telefono e penso che è vero che nessuno sceglie mai di fotografare i momenti tristi, ma che la mia galleria racconta di un anno fatto di piccole felicità. Felicità raggiunte con fatica, in giornate in cui non avrei voluto far altro che chiudermi in casa, da sola, a piangere. Giornate in cui non vedevo i piccoli passi che stavo facendo, e mi sembrava di essere immobile nelle mie difficoltà, che non ci fossero progressi, che nulla stesse cambiando. Felicità raggiunte dopo le urla e l’esasperazione. Felicità raggiunte scegliendo di voler essere felici. Felicità raggiunte con l’impegno profuso per modificare circoli di pensieri e ragionamenti errati. Felicità raggiunte con l’impegno, quotidiano, di tutti e tre.

E non vuol essere una propaganda all’ottimismo, al “c’è sempre qualcosa di positivo”. Vuol essere un’ammissione, una confessione. Una persona saggia mi ha detto che dovrei imparare a riconoscermi i meriti, che non è essere superbi, ma consapevoli.

Quindi oggi, scorrendo la mia galleria vedo e riconosco questo. Mi (e ci) riconosco il nostro, il mio, impegno a voler cambiare quanto non mi piace. A voler essere felici.

  • L’inizio del 2018, festeggiato da soli, in casa, influenzati a vedere un film sul tappeto
  • La prima volta di Vittoria sulla neve
  • La conquista della cintura gialla
  • La sopresa della neve, che ci accoglie al risveglio
  • L’attesa per la tua prima festa di compleanno con le amiche
  • I festeggiamenti per il quarto compleanno e la scoperta di Gardaland
  • La sorpresa per la festa della mamma
  • Le giornate che si allungano (come le gambette di Vittoria)
  • La conquista della cintura arancione
  • A Milano, a vedere le opere di Frida. La curiosità di Vittoria per la storia dietro ciascun quadro
  • La tua felicità per l’inizio delle vacanze e la mia, per la fine della mattinate con il cronometro
  • La notte magica
  • Le golose colazioni fuori
  • La “corsa dei colori”
  • Il passeggiare per paese per raggiungere la piscina dei nonni o quella di amici, in tenuta da spiaggia
  • La prima vacanza di Vittoria “da sola”, il trovarci (forse non poi così tanto) persi a casa “da soli”
  • Le gite in bicicletta
  • Le giornate (tante) passate spensierati a Gardaland
  • La nostra breve ma epica vacanza a Cattolica
  • Le passeggiate al tramonto
  • Il ricominciare la scuola, il riprendere le abitudini, senza drammi.
  • Io che finalmente mi iscrivo in palestra
  • Gli eventi e gli spettacoli con la “migliore amica del cuore”
  • A Milano, a vedere i dinosauri e a mangiare i bretzel
  • La “sagra”
  • Le giornate passate a cucinare e a creare insieme

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Un bellissimo spreco di tempo

Un’impresa impossibile

L’invenzione di un sogno

Una vita in un giorno

Una tenda al di là della duna

Un pianeta in un sasso, l’infinito in un passo

Un riflesso di un sole sull’onda di un fiume

Son tornate le lucciole a Roma

Nei parchi del centro l’estate profuma

Una mamma, un amante, una figlia

Un impegno, una volta una nuvola scura

Un magnete sul frigo, un quaderno di appunti

Una casa, un aereo che vola

Baciami ancora

Baciami ancora

Tutto il resto è un rumore lontano

Una stella che esplode ai confini del cielo

Ooh, baciami ancora

Baciami ancora

Voglio stare con te

Inseguire con te

Tutte le onde del nostro destino

Una bimba che danza, un cielo, una stanza

Una strada, un lavoro, una scuola

Un pensiero che sfugge

Una luce che sfiora

Una fiamma che incendia l’aurora

Un errore perfetto, un diamante, un difetto

Uno strappo che non si ricuce

Un respiro profondo per non impazzire

Una semplice storia d’amore

Un pirata, un soldato, un dio da tradire

E l’occasione che non hai mai incontrato

La tua vera natura, la giustizia del mondo

Che punisce chi ha le ali e non vola

Baciami ancora

Baciami ancora

Tutto il resto è un rumore lontano

Una stella che esplode ai confini del cielo

Ooh, baciami ancora

Baciami ancora

Voglio stare con te

Invecchiare con te

Stare soli io e te sulla luna

Coincidenze, il destino

Un gigante, un bambino

Che gioca con l’arco e le frecce

Che colpisce e poi scappa

Un tesoro, una mappa

E l’amore che detta ogni legge

Per provare a vedere

Che c’è laggiù in fondo

Dove sembra impossibile stare da soli

A guardarsi negli occhi

A riempire gli specchi

Con i nostri riflessi migliori

Ooh, baciami ancora

Baciami ancora

Voglio stare con te

Inseguire con te

Tutte le onde del nostro destino

Ooh, baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

Baciami ancora

All right, baby

Baciami ancora – Jovanotti

Mare, mare, mare

“…Mare, mare, mare
Ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore sì
E che ogni tanto gli fa sentire l’onda…”

Luca Carboni – Mare Mare – 1992

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Ma quest’ultima foto, non fa tanto Toiletpaper?!